Ogni strategia di posizionamento oggi, guardando oltre la soddisfazione dei bisogni dei clienti, deve confrontarsi con i fattori E (Environment), S (Social), G (Governance).
Gli aspetti relativi alle questioni ambientali e alla dimensione sociale dell’impresa, insieme al sistema di direzione e controllo delle proprie attività, non riguardano solo l'ennesimo esercizio di conformità alle normative perché influenzano concretamente la capacità dell’azienda di creare valore per gli stakeholder, azionisti inclusi.
Tuttavia, anche quando un'azienda ottiene risultati positivi, la sua performance ESG può raccontare una storia diversa. Un esempio? Tesla.
Il caso Tesla: quando l'impatto non basta
Parlare di veicoli elettrici in questo momento, con la crisi incombente dell'automotive europeo, non è semplice. Si può comunque sostenere che le auto Tesla generano un impatto ambientale positivo in termini di riduzioni delle emissioni locali. Eppure, il punteggio ESG complessivo ricevuto da S&P Global si aggira attorno ai 40 su 100. Se guardiamo più da vicino, i risultati sono di 52 per l'ambiente, 23 per il sociale e 36 per la governance. Valori che riflettono i problemi persistenti a livello di processi gestionali e di contenziosi lavorativi; a tutti gli effetti un rischio materiale per il futuro finanziario dell'azienda.
Fonte: https://www.spglobal.com/esg/scores/results?cid=4574287
Esternalità negative: la verità che spesso non si dice
La realtà è che quasi tutte le aziende generano esternalità negative, anche quelle con ottimi punteggi ESG. Prendiamo il caso di Owens Corning, azienda americana leader nel settore delle fibre di vetro e dei materiali compositi avanzati per il settore dell’edilizia, che ha un punteggio ESG di 83 su 100. L'azienda ha dichiarato obiettivi ambiziosi come l'eliminazione dei rifiuti in discarica entro il 2030 e il proprio impegno nel riciclo dei materiali, a sostegno dell'economia circolare. Tuttavia, attualmente, più della metà della sua energia proviene da fonti non rinnovabili e le sue attività generano un forte stress idrico oltre che rifiuti pericolosi. Questo però non compromette necessariamente il suo punteggio ESG poiché tali impatti non sono considerati rischi materiali per le sue perfomance finanziarie.
Essere responsabili significa riconoscere i propri limiti
Le aziende responsabili sanno quali sono le proprie esternalità negative e si impegnano a ridurle, anche quando non costituiscono un rischio finanziario immediato. Alla fine, le contraddizioni in ambito ambientale e sociale così come comportamenti aziendali non coerenti con l’immagine che l’impresa vuole dare di sé emergono, con inevitabili ripercussioni sulla reputazione. La sfida è affrontare con chiarezza questi temi senza compromettere la creazione di valore per gli stakeholder. Una strategia comune è fissare obiettivi ambiziosi, come la riduzione delle emissioni di carbonio, che possono incentivare l’innovazione e generare un vantaggio competitivo.
Philip Morris: un esempio controverso ma significativo
Un esempio interessante è Philip Morris International (PMI). L'azienda si è posta un obiettivo radicale: ottenere due terzi dei ricavi netti da prodotti "senza fumo" entro il 2030. Ha quindi sviluppato prodotti a base di tabacco riscaldato, meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali, anche se non del tutto innocui. Questa trasformazione è un tentativo di ridurre le esternalità negative del settore del tabacco, stimolando allo stesso tempo un cambiamento radicale che potrebbe portare benefici tanto al brand quanto alla società.
Guardare oltre i punteggi ESG
I rating ESG forniscono un’indicazione utile, ma non raccontano tutta la storia. Ogni azienda, anche la più impegnata, genera impatti negativi. La vera sfida è migliorare continuamente, fissando obiettivi concreti e realistici per ridurre tali impatti, senza compromettere la capacità di creare valore.
Affrontare le esternalità negative diventa una questione, oltre che di responsabilità sociale e di rispetto per l’ambiente, di obiettivi di posizionamento a lungo termine.